Al via domani alla “fase due”, ovvero quella che il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte definisce come la fase di “convivenza” con il coronavirus.
Sono ormai passati infatti due mesi dal lockdown totale del nostro Paese, settimane utili a far scendere la curva di contagio (che andava salendo vertiginosamente) e sopratutto a non far saturare i reparti di terapia intensiva dei nostri ospedali, messi a dura prova sopratutto nella prima fase dell’emergenza.
Nel frattempo ogni cittadino ha compreso qual’è la strategia più importante per arginare il virus, ovvero il “distanziamento sociale”, evitando il più possibile i contatti ravvicinati con altre persone, utilizzando le mascherine come strumento per evitare di contrarre il virus.
Tutto questo ovviamente in attesa di un vaccino che possa definitivamente farci tornare alla normalità (perchè è evidente che “fase due” non fa rima con normalità, questo è bene che sia chiaro a tutti).
Il Viminale, per facilitare questa nuova e importante fase, ha diramato una circolare a tutti i prefetti, che chiarisce diversi punti su cui si avevano i primi dubbi.
Per quanto concerne gli spostamenti, la valutazione “dovrà essere affidata ad un prudente ed equilibrato apprezzamento che conduca ad un’applicazione coerente delle disposizioni contenute” nel decreto sulla Fase 2.
Il decreto in questione, specifica il Viminale, consente “il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza ma una volta rientrati, non saranno più consentiti spostamenti al di fuori dei confini della regione in cui ci si trova”, a meno di “comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute”.
Vi anche una ulteriore specificazione rispetto al termine “congiunti”, che tanto ha fatto discutere nelle giornate passate: “Il termine congiunti ricomprende “i coniugi, i rapporti di parentela, affinità e di unione civile, nonchè le relazioni connotate da duratura e significativa comunanza di vita e di affetti”, e quindi il significato più profondo di questo termine “può ricavarsi in modo sistematico dal quadro normativo e giurisprudenziale”.
Si parla anche dello sport: “E’ consentita, anche agli atleti e non, di discipline non individuali, come a ogni cittadino, l’attività sportiva individuale, in aree pubbliche o private, nel rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno due metri e rispettando il divieto di ogni forma di assembramento”.
Ulteriori precisazioni si rifanno all’attività lavorativa delle attività produttive, industriali e commerciali, dove le aziende non dovranno più inviare richieste di autorizzazione alle prefetture per la ripresa delle attività.
Ci si sta preparando ad una lunga (?) fase in cui si proverà a convivere con questo terribile virus, in cui le attività riprenderanno, ma tutte con le dovute precauzioni. In tanti sostengono vi sarà una risalita della curva contagio, e questo non è certamente da escludere.
E’ altrettanto evidente, però, che non si può restare in lockdown totale fino alla messa a punto del vaccino, quindi bene fanno i vari Governi ad organizzare una abitudine di vita diversa in questa fase, per non doversi poi “leccare le ferite”, sul campo economico, per diversi decenni.
Dunque si alle riaperture, ma ricordiamoci che il virus è ancora lì.