Nella ‘democrazia’ statunitense, la ‘giustizia’ uccide ancora. In USA vige ancora oggi infatti, anno 2020, la pena di morte. Ad essere ucciso Lezmond Mitchell, di origine Navajo, unico nativo americano nel braccio della morte federale.
Tra due giorni si prevede un’altra esecuzione, quella di Keith Dwayne Nelson, nel braccio della morte dal 2001.
Poche ore fa con una iniezione letale è stata eseguita nel carcere federale di Terre Haute, Indiana, la pena di morte per Lezmond Mitchell, 38 anni, l’unico nativo americano che era nel braccio della morte.
E’ la quarta pena capitale federale nel 2020, più’ di quelle portate a termine nei precedenti 56 anni. L’avvocato difensore e molti Navajo speravano in un intervento dell’ultima ora del presidente Donald Trump per fermarla, ma è proprio la sua amministrazione che ha riesumato la pena di morte federale.
Il detenuto è stato condannato con un complice per aver ucciso Tiffany Lee, una bimba di 9 anni, e la nonna Alice Slim (63), che aveva offerto loro un passaggio mentre facevano l’autostop nella riserva Navajo in Arizona nel 2001. I due accoltellarono la donna 33 volte e tagliarono la gola alla ragazzina prima di lapidarla.
Poi mutilarono i loro corpi. Il governo Navajo aveva chiesto che Trump commuti la sentenza sulla base del fatto che l’esecuzione violerebbe la sovranità della stessa comunità Navajo.
All’inizio di luglio, a chiedere di fermare le quattro esecuzioni previste in questi mesi, erano stati i vescovi americani e oltre mille leader religiosi degli Stati Uniti, al loro fianco migliaia di cattolici.
La pena, avevano detto i presuli in quella occasione, “non può escludere la speranza e la possibilità di una riabilitazione”. Papa Francesco ha sempre ribadito come la pena di morte sia “inammissibile” e come vada abolita in tutto il mondo” perché “contraria al Vangelo”.