Bimbo ucciso di botte. Il papà di Evan: “nessuno ha fermato gli assassini”

“Sto andando a vedere come hanno ridotto mio figlio, sono confuso e non ho voglia di parlare con nessuno. Lo hanno ammazzato, non sono riuscito a difenderlo perché ero lontano per lavoro. Ma pagheranno tutto”. Sono le parole di Stefano Lo Piccolo, papà di Evan, il bambino di neanche due anni
morto a Modica. Secondo i medici, la morte sarebbe sopraggiunta in seguito a percosse.

Nelle scorse ore gli agenti avevano fermato il nuovo compagno della mamma. I poliziotti si sono subito insospettiti per i lividi presenti sul corpo del piccolo.

Il papà invece si trovava a Genova nella ricerca di lavoro. E’ stato sentito dal quotidiano La Stampa. A riportare le sue parole è anche il Quotidiano Leggo: “non so cosa sia successo, spero me lo dicano quelli che dovevano fermare gli assassini. Io dalle foto che mi ha mandato mia madre ho capito che Evan non stava bene, quei segni sul faccino erano troppo evidenti”.

 

 

“Perché la famiglia della mia ex compagna non ha fatto niente per fermare quell’orrore? Perché i servizi sociali sono rimasti fermi?” si domanda il papà. “Eravamo seguiti dai servizi sociali. Mia madre vedendo quei lividi aveva chiesto più volte agli assistenti di andare a dare un’occhiata. Inutilmente. Io non potevo essere presente per motivi di lavoro, perché volevo guadagnare un pò di soldi per far crescere il bimbo senza problemi. Sono tornato a Genova dove sono nato e cresciuto perché in Sicilia un posto non si trova. Ma pure in Liguria mi hanno offerto solo contratti in nero da muratore, con uno stipendio minimo. Non sono riuscito a mandargli quasi niente”.

La nonna, spiega il quotidiano Leggo, aveva chiesto chiarimenti “le hanno detto che era caduto giocando. Io non ci ho mai creduto”.

“Evan era il mio bambino, ma era anche il loro nipote. E hanno permesso che facesse quella fine”.

Adesso sarà la procura di Siracusa a stabilire le responsabilità.