La crisi legata al coronavirus sta creando grandi disagi di carattere economico e sociale, con sempre più cittadini che stanno perdendo il lavoro e le poche risorse economiche rimaste.
Una recessione senza precedenti, che purtroppo pare sia solo l’inizio di quella che si prevede come una vera e propria depressione economica, a cui la politica -si spera- possa dare risposte concrete quanto prima.
Tra i tanti casi citati in questi giorni non è passato inosservato quello avvenuto a Torino, e che ha visto protagonisti in positivo (ancora una volta) gli uomini della Polizia di Stato, uomini e donne sempre attenti ai problemi dei cittadini.
Arrivano due telefonate in commissariato nel giro di poche ore, la richiesta di aiuto è delle peggiori: «Non ho più soldi, ho perso il lavoro: mi voglio ammazzare».
A raccontare l’episodio è La Stampa, che narra di come l’uomo, di 58 anni, a causa del lockdown ha perso tutto, sia i lavoretti in nero con cui viveva, che anche i pochi soldi messi da parte. Insieme a lui anche la moglie, non italiana, che non riesce a trovare più alcun tipo di lavoro.
L’uomo ha dunque chiamato il 113. A quel punto gli uomini della volante lo hanno trovato poco distante da casa sua, su una panchina. «La faccio finita, non riesco più ad andare avanti così», ha detto ai poliziotti, che sono riusciti a portarlo subito in ospedale, come prevede il protocollo in caso di tentativi di suicidio. Ma dopo poche ore l’uomo era stato già dimesso.
A quel punto (a dimostrazione di come molti cittadini si fidano solo degli uomini in divisa) la nuova chiamata, sempre al 113: «Nessuno mi ha dato una mano, io mi ammazzo», continuava a ripetere.
E qui il gran cuore dei poliziotti che, con risorse personali, si sono recati direttamente a casa dell’uomo, carichi di buste con all’interno beni e viveri di prima necessità.
L’uomo è scoppiato dunque in un pianto liberatorio, ringraziando di vero cuore gli agenti, unici ad essergli stati vicino.
Un nuovo ed ennesimo episodio, come tanti ne succedono ogni giorno (e di cui la stampa non ha nemmeno notizia, ndr), in cui i nostri uomini e le nostre donne in divisa dimostrano (se ce ne fosse ancora bisogno) di quanto la loro opera non sia solo fondamentale nel contrasto al crimine e nella pubblica sicurezza, ma sia indissolubilmente legata anche a dei valori personali che vanno ben oltre le competenze specifiche lavorative.
Una divisa è, per chi la indossa, prima di tutto uno stile di vita. Una vera e propria missione votata all’aiuto del prossimo.
Bisognerebbe ricordarlo a tutto quel vasto “partito dell’antipolizia” che purtroppo, nel nostro Paese, ha anche un suo discreto seguito (anche politico).